La capitale tedesca tra startups e quelli del lavoro freelance, la nuova generazione di professionisti autonomi dotati di competenze specialistiche, passando per il traduttore freelance nell’era dell’economia digitale.
Berlino è l’ombelico dell’Europa . Chiaro, la città è la capitale della Germania, il paese che più di tutti tra i paesi dell’Unione Europea, fa il buono e cattivo tempo dell’economia dell’Unione. Tuttavia questa affermazione ha poco a che fare con la politica,e molto di più con l’arte e l’innovazione. Dove infatti se non sulle rive della Sprea, dalle macerie del muro, nella città che solo nel 1989 ha ritrovato la libertà e vi ha dato un nuovo significato più profondo, potevano ritrovarsi i talenti giovanissimi, dotati di competenze specifiche e pronti a mettersi sul mercato in maniera inconvenzionale? Ecco che lo slogan del sindaco di Berlino ( Klaus Wowereit) che ha sempre definito la sua città come Arm,aber sexy, cioè povera ma sexy, andrebbe forse rivisto, perchè anche se Berlino oggi rimane sexy è sempre meno povera. Oggi la ricchezza potenziale della capitale tedesca è tutta nelle mani delle startups, le protagoniste di quella che è stata definita l’economia digitale. La Berlino bohemienne degli anni novanta si è trasformata oggi nella protagonista della Boheme Digitale, così come l’han definita gli scrittori Holm Friebe e Sascha Lobo.
Gli attori della Boheme Digitale sono come già detto le startups, le giovani imprese che nascono da innovative idee nel campo dell’ITech, e i lavoratori freelance, che con la loro indipendenza sono in grado di dare spazio alla creatività. Il termine freelance poi , che suona così moderno e ITech vanta origini lontane nel tempo e fu Walter Scott infatti nel suo romanzo Ivanhoe nel 1821 a introdurre il termine. Il free-lance non era che il mercenario la cui lancia non era vincolata a servire nessun signore in particolare se non quello che avesse pagato meglio. Anche oggi chi lavora da freelance gode di una certa libertà e autonomia, il freelance non ha capi a cui render conto, il freelance è boss di se stesso. Questo non vuol certo dire che la vita da freelance sia tutta rose e fiori. Prendiamo un traduttore freelance che lavora da casa: per quanto questi possa cercare di seguire normali orari di ufficio, egli finirà sempre con il lavorare fino a sera tardi e anche nei week end se ci son scadenze da rispettare. Combattere poi contro l’ignoranza della gente che crede che il traduttore freelance sia una cosa che chiunque sia bilingue possa fare, è un lavoro duro. Solo gli esperti nel settore sanno infatti che solo un bagaglio culturale di un certo peso, un’ottima formazione accademica e anni di esperienza fanno di un poliglotta un traduttore specializzato.
Tornando all’economia digitale, oggi è innegabile la relazione intrinseca tra il freelance e il web, dato che difficilmente il libero professionista sarebbe in grado di garantirsi la giusta visibilità nel mercato dei servizi e gestire in maniera efficiente la mole di lavoro. E’ così che l’economia digitale, fenomeno così sentito a Berlino, è qualcosa a cui si partecipa da tutto il mondo e soprattutto dall’Italia, per non dimenticare che il contributo di noi italiani quando si parla di creatività ed innovazione non è mai trascurabile.
Giovanna Avino web writer freelance della piattaforma twago